Il Carnevale

Bois Fui Janna Morti - Escalaplano
Bois Fui Janna Morti - Escalaplano
Bois Fui Janna Morti - Escalaplano
Bois Fui Janna Morti - Escalaplano

Dal cuore della Sardegna, l'impenetrabile enigma delle maschere dai volti neri, i suoni delle campane, delle pelli di pecora, l'eco degli antichi rituali pagani che si ripetono da secoli e si perdono nella notte dei tempi. È la tradizione sarda che si misura nella forza vitale delle Maschere della Sardegna che nella loro lotta eterna tra uomo e animale, rappresentano il volto di un'Isola arcaica, dove antichi rituali del mondo agro-pastorale e contadino, il rito dell'aggiogamento del bestiame da parte del pastore e la lotta perenne dell'uomo contro la natura, rappresentazioni di caccia, di raccolta del grano, la lotta contro gli spiriti della natura si ripetono incarnati nelle maschere sarde, ognuna con un significato sociale ben preciso portate avanti nei secoli per celebrare la vita di un'isola in riti liberatori e goliardici che celebrano l'ironia dell'esistenza umana. In un simbolismo salvato da un passato ancora vivo e attuale, fonte dell'economia primaria dell'Isola, in cui il male viene esorcizzato e l'uomo domina gli elementi della natura vivono così le nostre maschere legate agli antichi emblemi dei nostri Padri ed espressione dell'anima della nostra Madre Terra

Prof. Rita Maria Porcu

Maimones Murronarzos e Intintos - Olzai
Maimones Murronarzos e Intintos - Olzai

Su Bundhu - Orani
Su Bundhu - Orani
Sos Corriolos - Neoneli
Sos Corriolos - Neoneli
"Sa Gàrriga" . Mamuthones di Mamoiada
"Sa Gàrriga" . Mamuthones di Mamoiada

 La Sardegna possiede un importante legame con le sue tradizioni e la sua cultura, che mai come oggi viene tenuto in vita orgogliosamente. Si tratta del folklore, delle celebrazioni che costellano il calendario sacro e profano dell'isola. Come in tutte le civiltà agro-pastorali le feste nascono dai cicli stagionali del lavoro legato alla terra, come momenti propiziatori della fertilità, ma anche liberatori dalle ansie dell'incertezza quotidiana. Le feste in Sardegna sono però anche e soprattutto un modo per riaffermare l'orgoglio di una identità sempre presente, a conferma di una specificità che è fortemente sentita.

La Sardegna è un'isola caratterizzata da un'economia agro-pastorale. L'allevamento e l'agricoltura rimangono ancora oggi una delle attività economiche più importanti per l'economia sarda, soprattutto nelle zone montane e collinari, e fino agli anni '70 impiegavano la maggior parte della forza lavoro dell'isola. Gli allevamenti tradizionali riguardano la pecora sarda (una delle razze lattifere migliori al mondo), la capra di montagna, ed il bue rosso del Montiferru.

Per lungo tempo la storia dei Sardi è stata anche storia del grano, da cui essi hanno tratto il principale nutrimento, il pane; fu proprio la presenza del grano a richiamare in Sardegna i punici, che vi stabilirono le loro colonie. Nel I secolo ac Cicerone indica la Sardegna, insieme all'Africa e alla Sicilia, tra le fonti di approvvigionamento di cereali per lo stato romano

Cosi come allora, tutta l'organizzazione della società rispetta una realtà ancora oggi molto evidente e legata alla terra, cioè l'importanza delle figure del pastore e dell'agricoltore, i mestieri più importanti nel mondo tradizionale sardo. Mestieri acquisiti non su basi teoriche, ma attraverso una lunga esperienza di vita ed un'eredità di competenze maturate nei secoli, che generano due stili di vita differenti e talvolta in contrasto tra loro.

Un ruolo parimenti importante nella società sarda è quello dell'artigiano, che produce strumenti e attrezzi per il lavoro contadino e pastorale, per la casa ed il lavoro domestico. Da rimarcare l'attività svolta da coloro che producevano le campane da mettere attorno al collo degli animali o da coloro che conciavano le loro pelli (video) Ciò che viene rappresentato nel video è in stretta relazione con i temi che tratterò nel mio intervento

Questo mestiere e la sua importanza sono stati oggi molto rivalutati, in quanto i suoi prodotti costituiscono anche un grande elemento d'attrazione nelle fiere estive paesane

Le tradizioni popolari della Sardegna quindi sono lontane dall'essere fredde testimonianze di un passato ormai concluso, sono invece parte integrante della quotidianità dei sardi e motivo di arricchimento culturale che inevitabilmente si riflettono e vanno a materializzarsi in una sfera che va oltre il materiale che costituisce la cultura immateriale della nostra isola avvolta da un alone magico che pone le radici nella sua natura ancestrale, un viaggio nella quotidianità che sfugge alla razionalità.

E' in questo contesto che emerge la Sardegna del passato, quella che unisce il mondo del lavoro, agro- pastorale, che muove l'economia ed il sostentamento dell'isola e la veste di Riti dionisiaci misteriosi, dove cupi esseri mascherati e vestiti di pelli muoiono per poi risorgere nell'immutabile ciclo della vita e ripropongono in un alone tra sacro e profano esseri dai volti anneriti e gesti antichi, carichi di simbologia misteriosa e di simulazione tragica e inquietante evocano ombre di un primordiale aldilà. È la Sardegna arcaica che va in scena tutti gli anni e affonda le sue radici nei primordi tradizionali della società sarda.

Riti millenari carichi di metafore e di simboli che costituiscono la parte più intima ed affascinante della cultura popolare sarda dove economia e tradizione si fondono dando luogo a delle sinergie che adesso andremo a vedere nello specifico, rinnovate a cadenza annuale. Dal cuore della Sardegna, l'impenetrabile enigma delle maschere dai volti neri, i suoni delle campane, delle pelli di pecora, l'eco degli antichi rituali pagani che si ripetono da secoli e si perdono nella notte dei tempi. È la tradizione sarda che si misura nella forza vitale delle Maschere della Sardegna che nella loro lotta eterna tra uomo e animale,rappresentano il volto di un'Isola arcaica, dove antichi rituali del mondo agro-pastorale e contadino, il rito dell'aggiogamento del bestiame da parte del pastore e la lotta perenne dell'uomo contro la natura, rappresentazioni di caccia, di raccolta del grano, la lotta contro gli spiriti della natura si ripetono incarnati nelle maschere sarde, ognuna con un significato sociale ben preciso portate avanti nei secoli per celebrare la vita di un'isola in riti liberatori e goliardici che celebrano l'ironia dell'esistenza umana. In un simbolismo salvato da un passato ancora vivo e attuale, fonte dell'economia primaria dell'Isola, in cui il male viene esorcizzato e l'uomo domina gli elementi della natura che sopravvivono vivono nelle nostre maschere, legate agli antichi emblemi dei nostri Padri ed espressione dell'anima della nostra Madre Terra.

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Ora vi mostrerò in quale misura l'economia della mia isola si riflette sulle tradizioni folkloristiche e in particolare nel Carnevale. Io credo che l'espressione carnevalesca che maggiormente mostra scene affascinanti e misteriose interpretazione della vita agropastorale sia data dai Boes e Merdules di Ottana. La Rappresentazione è composta sostanzialmente da 3 tipologie di personaggi:

  • Boes (rappresentazioni di buoi e altri
  • Merdules (contadini coperti di pelli e maschere lignee, sono coloro che tengono con una mano le redini che guidano i Boes);
  • Sa Filonzana (figura femminile, una vecchia di cui tutti hanno paura e che predice un futuro più o meno prospero o infausto, a seconda della qualità del vino che le viene offerto).

Rappresenta il rito del Pastore che addomestica l'animale ai fini della sua sopravvivenza e questa lotta perenne diventa una danza, tra suoni di campanacci e strumenti utilizzati per l'aggiogamento del bestiame, determina il dominio dell'uomo sull'animale.

Riassumono la vita quotidiana di un tempo, dove avere una mandria di animali significava avere tutto ed essere comunque benestanti.

Durante le feste vengono quindi ritualizzate la scena in cui il bue si sdraia per terra rifiutandosi di lavorare nei campi, mentre viene spronato con un bastone a terra dal Merdules, al fine di obbligarlo a rialzarsi.

Durante il rituale delle volte il Boes mima la fuga gettandosi sulla folla, ma viene prontamente richiamato dal Merdules.

Stessa valenza ha la maschera etnica del paese di Escalaplano , Su Boi (il bue), Su'Omadori (il mandriano domatore) rappresentano l'animale e il domatore. Su Boi è vestito con una pelle bovina sulla schiena, un copricapo di bue con delle grande corna, un grande campanaccio al collo e intinto di nero sul viso con la fuliggine di sughero. Su Omadori è vestito con "su Sacu'e coberri", cenci e con un cappotto con cappuccio. La maschera inoltre è caratterizzata da "sa Faciola": il bacino dell'osso di bue. Su Boi si comporta come un toro infuriato e cerca di incornare e impaurire i passanti, su 'Omadori cerca così di domarlo e mantenerlo tramite la fune

Sempre nell'ambito del dominio Uomo- Animale è giusto inserire le caratteristiche maschere di Seui chiamate s'Urtzu e sa Mamulada . Caratteristiche comuni della maschera di Seui è che tutti o quasi i figuranti che hanno il viso annerito, indossano alcune pelli animali sull'abito tipico maschile, cingono alcune grosse cinture in cuoio ornate da numerosi campanacci e sulla testa hanno copricapi confezionati con teste di muflone e caprone.

Le abitudini dei nostri antichi antenati per capire meglio la Natura e anche il rapporto tra uomo e sacro si possono riassumere in un solo termine: la caccia, dalla sua nascita, fino ad oggi . I rituali che svolgono le maschere sono propiziatori e ricordano attività di caccia che nell'antichità era la prima fonte di sostentamento. Hanno il compito di riprendere questo aspetto dell'economia della Sardegna antica e moderna le maschere della città di Sinnai, chiamate IS CERBUS.

I Cerbus sono mascherati con pelli e corna di cervo, sfilano imitando i versi e l'atteggiamento degli animali. Intorno a loro ci sono Is Canaxus (i cacciatori) che con urla e schiamazzi cercano raccogliere nello stesso posto tutti i Cerbus, come in una vera e propria battuta di caccia. Is Canuxus sono aiutati da Is Canis (i cani), altre maschere vestite con sacchi di iuta a cui vengono legati gli angoli per simulare le orecchie di un cane.

Analogie simili si riscontrano in Sos Corriolos di Neoneli

Sos Corriolos sono le maschere di Neoneli piccolo comune in provincia di Oristano. La maschera è caratterizzata da un copricapo di sughero sul quale vengono applicate corna di cervo o daino, il corpo è ricoperto di pelli di capra o montone e la caratteristica che le rende riconoscibili rispetto ad altre maschere della Sardegna, è l'utilizzo di ossa di animale al posto dei campanacci che vengono fatte risuonare per rappresentare il ciclo di morte e della rinascita

Fino ad ora abbiamo inquadrato in linea generale quelli che sono i riflessi del rapporto tra uomo e animale nell'economia della Sardegna nella tradizione culturale dell'isola. Vediamo adesso un esempio di come il rapporto uomo-mondo agricolo si concretizza nella tradizione culturale sarda.

Ad Orani, un piccolo comune situato nella parte centrale dell'isola, il Carnevale sardo viene animato dalla maschera di Su Bundu.

Su Bundu è la maschera sarda che rappresenta il contadino ed è composta da una grossa maschera in sughero dai tratti umani, con un naso prominente, corna, un pizzo e baffi, indossa una mantello nero i tradizionali pantaloni di velluto e gambali di cuoio. Il lancio del grano a coloro che seguono le loro performances è di natura ben augurale.

Bundhu vuol dire demone del vento ma anche speranza, infatti i contadini conoscevano bene l'importanza del vento in quanto portavano le nuvole ricche di acqua.

Su Bundhu, nasce da una religione agreste, in cui le cose e i fenomeni della natura si presentano come vere e proprie potenze divine, antropobovino. Un tipo di cultura animistica divisa anime buone e anime cattive.

E' l'espressione dell' espressione carnevalesca arcaica della Sardegna che affonda le radici con la Madre Terra e l'identità sarda più ancestrale. Orani ha saputo ben conservare questo importante elemento identitario.

Su Bundhu rappresenta l'anima primordiale, lo spirito e l'essenza vitale del creato, identificato nel vento della creazione. E' la risposta agli usi e costumi che rischiavano di scomparire, assieme a una società agricola, incalzata da eventi tecnologici e comunicativi che ne avrebbero segnato inesorabilmente la fine.

Nella zona tra il Sarrabus-Gergei, alta Trexenta e Ogliastra è sempre esistito, nella credenza popolare contadina e pastorale un essere demoniaco che aveva terrorizzato coloro che avevano avuto la sfortuna di incontrarlo e la fortuna di poterlo raccontare, e tutti gli altri che ne sentivano parlare e vivevano nel sacrosanto terrore di trovarselo davanti prima o poi. In tanti affermavano di averlo intravisto nelle campagne, sempre di sfuggita, ma nessuno è mai riuscito a descriverlo con esattezza anche se tutti concordano sul suo aspetto orrido. Secondo una credenza popolare si tratta di una sorta di lucertola rimasta in letargo sotto terra per tanti anni. Secondo altre fonti si tratta invece di un serpente o di un rettile di grosse dimensioni.

Sulle maschere è accentuato l'aspetto demoniaco che ricalca le linee espressive degli stilofori seicenteschi della chiesa di San Teodoro di Siurgus Donigala, posti alla base della scalinata dell'altare (essi rappresentano delle figure di aspetto inquietante che alcuni chiamavano Scruzzonis talvolta assimilandoli a demoni).

Conclusioni

La Sardegna ha un inestimabile tesoro, vecchio di millenni, che tenacemente resiste all´assalto del tempo: il folclore. Molte tradizioni, anche le più umili, esprimono al meglio la spontanea espressione del popolo e sono la riprova che in molti centri, e ancor più nei paesi dell´interno, si è rimasti fedeli in modo quasi ancestrale alle antiche usanze. Queste tradizioni si susseguono con il ritmo dell´età arcaica e conservano la stessa impronta legata al ciclo della vita, ai lavori agricoli e artigianali, all´attività dei pastori. Ecco perché da talune cerimonie traspare ancora l´omaggio paganeggiante alla natura, affinché sia prodiga di messi. A dar vita alle migliaia di feste è soprattutto la grande religiosità del popolo. Esse rappresentano la possibilità di evasione dalle angustie di tutti i giorni in una terra dove ogni conquista del singolo è considerata miracolosa ed ha il sapore fortemente identitario offrendo un suggestivo spaccato della cultura sarda


Atti del Secondo Congresso Ibero-Americano di Gestione Culturale "I CARNEVALI DELLA SARDEGNA COME ESPRESSIONE IDENTITARIA DELL'ECONOMIA DI UN'ISOLA ARCAICA IN RELAZIONE ALLE ESPRESSIONI CARNEVALESCHE EUROPEE"  Città del Messico 16 Aprile 2021- Prof. Rita Maria Porcu 

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