Sant'Antonio Abate

Il 17 gennaio ricorre la festività di Sant'Antonio Abate. Una ricorrenza importante celebrata, seppur in forme differenti, in tutti i comuni dell'Isola. In diverse occasioni di festa, il confine tra pagano e profano tende ad assottigliarsi fino a fondersi in un unico volto: Sant' Antonio Abate è una di queste feste. Proprio in questa occasione piazze e strade si arricchiscono, oltre che dei colori della festa religiosa, anche  dei colori cupi delle maschere tipiche e del calore del fuoco . È la sera del 16 gennaio, quella che, tra tradizione e ritualità, sancisce la prima uscita ufficiale delle grandi protagoniste del Carnevale sardo.

Il culto di Sant'Antonio ha origini particolari essendosi sovrapposto, come si può registrare in tante altre circostanze, a riti ancestrali già praticati nelle comunità locali per onorare divinità pagane, ereditandone l'intero impianto di simboli, racconti e significati. Sant'Antonio andrebbe a rappresentare il Prometeo della religione cristiana che portò il fuoco agli uomini. Infatti, secondo la leggenda:

"Sant' Antonio andava con il suo porcellino verso le porte dell'inferno per chiedere un po' di fuoco. Ma i diavoli guardandolo con ironia gli risposero di no, anzi uno di loro si mise proprio di traverso davanti all'apertura che conduceva agli inferi per non farlo passare. Il maialino però sgattaiolò via ed entrò passando attraverso le gambe del demone. E fu subito un gran trambusto, un gran chiasso, comedi chi butta tutto per aria, i diavoli infatti lo rincorrevano da una parte all'altra, ma senza riuscire ad acchiapparlo. Al che il diavolo che stava alla porta fece da parte e fece entrare il Santo per riprendersi il maialino. San Antonio appoggiò la punta del suo bastone di ferula sul fuoco, per riposare un poco e, fatto un fischio, richiamò l'animale che gli corse vicino. Quindi il Santo riprese il bastone e si allontanò. I diavoli non immaginavano certo che dentro il nucleo spugnoso della ferula si potesse nascondere della brace che a poco a poco

continuava a bruciare, ma senza che se ne vedesse il fumo. Così con la sua astuzia il Santo rubò il fuoco all'inferno e lo regalò agli uomini." [1]

Il fuoco diventa, in questo modo, un elemento di aggregazione, simbolo di unione, comunione e occasione di divertimento. Ai margini del falò, infatti, vengono spesso improvvisati i balli sardi accompagnati dalla musica di un organetto, si beve un bicchierino in compagnia, si cantano versi in rima o, molto più semplicemente, si scambiano quattro chiacchiere tra amici e conoscenti.

Detto questo, analizzando complessivamente il rito, ci chiediamo quanto e che cosa c'è di pagano in questa ricorrenza protagonista indiscussa di ogni inverno. La risposta è molto semplice: il sincretismo tra cristianesimo e paganesimo è molto forte.

La struttura del rito cristiano, infatti, si appoggia su un antichissimo rito pagano che simboleggiava la morte e la rinascita. Lo testimonia la leggenda di Sant'Antonio il quale, eroicamente va all'inferno per rubare il fuoco ai diavoli e donarlo agli uomini alla stessa stregua di Prometeo, figura nota della mitologia greca, che rubava il fuoco agli Dei per darlo agli uomini. Non solo ... il sincretismo col paganesimo è testimoniato dalla presenza del maialetto sempre perennemente al suo fianco, che i Greci associavano alla Dea Demetra, divinità della terra e delle messi.

Anche il rituale strettamente legato al divertimento è ricco di elementi pagani. Si balla e si beve attorno al fuoco, ci si inebria di vino e ci si lascia andare a riti che si ricollegano a quelli in onore del Dio Dioniso, dove la perdita del controllo e il senso di essere posseduti dalla divinità supera l'attaccamento al piano del reale. E poi ci sono loro, le maschere ancestrali, ricoperte di pelli, di campanacci, col viso ricoperto dalle maschere o dalla fuliggine che danzano attorno al fuoco in rituali magici. A nostro avviso è proprio qui che si concretizza il rapporto maschere tradizionali e festa di Sant'Antonio: è facile immaginare come il vino, la festa, la perdita di controllo, abbia portato gli uomini a tingersi la faccia di nero proprio con il carbone dei fuochi in onore del Santo, dando così origine ad un aspetto importantissimo della tradizione sarda qual è il Carnevale.[2]

E se tutto questo non bastasse, parlano di paganesimo anche i cibi associati alla festa di Sant'Antonio Abate: le arance, le cui foglie sono utilizzate per adornare le Chiese e i frutti (simbolo pagano di fecondità) impalati e mangiati intorno a sas tuvas. Come, del resto, anche le panadas di miele (il miele, alimento associato da sempre e in molte culture al culto dei morti). [3]

Sitografia

  • https://www.shmag.it/insardegna/folklore/16_01_2022/la-leggenda-di-santantonio-e-dei-suoi-falo-in-sardegna/

[1] Ricerca realizzata da Matteo Cadau, classe 3AG

[2] Ricerca della prof.ssa Rita Maria Porcu

[3] www.shmag.it/insardegna/folklore

La Festa nelle diverse realtà paesane

A Pozzomaggiore...

"A Pozzomaggiore vicino al centro del paese si trova Piazza Convento, nella quale è situata la chiesa di Sant'Antonio abate, conosciuta dagli abitanti del paese come "del convento" (perché in altri tempi ospitava i frati francescani) o chiesa della Madonna della Salute. Al centro di questa piazza il 16 gennaio viene acceso "su fogulone" in onore del santo. Alle ore 16:30 partono le bandiere delle varie associazioni del paese verso la chiesa di Sant'Antonio per la celebrazione dei vespri solenni, cerimonia religiosa alla quale seguirà  l'accensione del fuoco , grande catasta di legna recuperata, come vuole la tradizione, dalle famiglie del paese. Una volta acceso il fuoco tutto il paese si riunisce attorno a questo a riscaldarsi mangiando salsiccia arrosto, pecora bollita, e fave con lardo, il tutto accompagnato da un buon bicchiere di vino. Il giorno seguente alle ore 17 dopo la messa solenne avverrà la benedizione degli animali che vengono portati in Piazza Convento dagli abitanti del paese"

Matteo Cugusi - Edvige Angius

A Borore...

"A Borore per questa occasione si cercano per tempo le cosiddette "tuve" ovvero tronchi di alberi cavi. Non se ne fa solo una come in molti paesi, ma diverse e si piazzano in piedi in alcune zone del centro abitato. Può essere organizzata da chiunque, ovvero non c'è un comitato o un priore che organizza questa festa, ma ad esempio, nel caso del mio paese,  le "tuve" vengono portate da diverse associazioni o gruppi come: la Proloco, il Comitato di San Lussorio e San Gavino, i diciottenni, i cinquantenni, le associazioni sportive o qualsiasi compagnia di amici. Il 16 di gennaio, in genere a metà mattinata verso le 10.30 il parroco fa il giro del paese a benedire le "tuve" prima dell'acccensione. Di sera viene celebrata la messa. La popolazione per tutto il giorno si sposta da un falò all'altro dove vengono rigorosamente offerti vino e di dolci tipici del posto. Questo avviene per tutto il giorno fino a notte fonda. Per quanto riguarda qualche collegamento col carnevale dal punto di vista tradizionale a Borore non abbiamo nessuna tradizione antica che collega l'inizio del carnevale con Sant'Antonio come in altri paesi. Il carnevale da noi si festeggia solo con le sfilate dei carri allegorici e feste varie, ma non si ha notizia di alcuna maschera tradizionale"

Enrico Cau


Ad Abbasanta ...

"Nella piazza difronte alla chiesa dedicata  al santo si accendono tre tuvas (alberi cavi). Sas tuvas rappresentano dei ragazzi della leva dei 18 anni, i ferrovieri, e  tutte le persone che si chiamano Antonio.

 La festa per i ragazzi della leva incomincia da mesi prima con la preparazione del "socio. Il "socio" è un locale è un punto di ritrovo per i ragazzi di leva. Il socio deve anche avere un nome solitamente deve essere in sardo e deve avere anche un senso. Verso dicembre poi si fa l'inaugurazione del "socio" caratterizzata da balli e divetimento

Circa una settimana prima della festa i ragazzi vanno a tagliare sa tuva nelle campagne del paese. Una volta tolta si porta in piazza e si fanno le veglie cioè i ragazzi di leva rimangono nella piazza tutte le notti per fare la guardia al  tronco cavo.

Anche coloro che si chiamano Antonio ed i ferrovieri vanno a tagliere sa tuva però la portano il giorno della festa. Il 16 gennaio sas tuve si tirano su, in piedi, nella piazza e si accendono verso le 13.00. Rimangono accese finché non cadono. All'interno di questi alberi cavi si mette la legna che viene tagliata dalla pianta stessa e dell'olio bruciato. Per tradizione la tuva dei ragazzi di leva deve cadere perchè, quando questa cade, da il via all'operato della nuova leva. Nel caso in cui sa tuva tardasse a cadere la si tira giù materialmente.

Di sera il prete esce per benedire le tuve. Per tutto il giorno i ragazzi della leva versano vino a tutte le persone che vanno a vedere la festa. Appena cade la tuva tutti vanno a cena e i ragazzi di leva vanno allo spuntino a cui paartecipa anche la leva entrante  festeggiando tutti in allegria. La tuva dei ferrovieri non è una vera e propria tradizione limitata solo a quella categoria. Ho sentito dire dagli anziani che in antichità chiunque poteva portare una tuva come ad esempio i pastori ecc ma i ferrovieri sono stati gli unici che hanno mantenuto la tradizione fino ad oggi"

Si festeggia per tutto il giorno perchè i fuochi si accendono alla fine della mattinata. I dolci tipici sono "sa panischedda" o Pani e Saba, un dolce dalla lavorazione particolare. La cena è organizzata da tutte le associazioni e generalmente viene offerto Fave con Lardo.

San Antonio è considerata come la festa che da il via ai festeggiamenti di carnevale.

Gabriele Cau - Alessandro Marchi

 A Bortigali ...

"La festa di sant'Antonio abate, contrariamente ai paesi della Sardegna, viene celebrata il sabato e la domenica successivi alla data canonica del 17 gennaio. A Bortigali, per l'occasione, brucia la tuva,  un tronco cavo di un grosso albero. La festa è organizzata di un obriere a nomina annuale (come per la festa di  Santa Maria de Sauccu). Dopo la nomina avviene il cambio delle bandiere; il primo impegno del nuovo obriere è il taglio della legna che vede il coinvolgimento dell'intera comunità. Il giorno della festa il santo viene trasportato in processione dalla chiesa omonima alla parrocchia. Nel piazzale antistante la chiesa il prete procede con la benedizione del fuoco, che verrà poi riacceso l'indomani mattina e la domenica successiva,il  giorno della cosìddetta "ottava". I festeggiamenti vengono accompagnati dai coettes (fuochi d'artificio)"

Antonio idili

A Sindia...

Nel mio paese per la festa di Sant'Antonio è organizzata dai quarantenni, sono considerati "di leva" e hanno il compito di fare il fuoco davanti alla chiesa di San Giorgio, dov'è custodita la statua del  santo. Verso le cinque del pomeriggio del 16 gennaio avviene la benedizione del fuoco e successivamente l'accensione, essendo un fuoco molto grande rimane acceso parecchi giorni è una volta spento viene raccolta tutta la enorme quantità di cenere rimanente per far tornare la piazza pulita come prima."

Giovanni Antonio Ledda

A Noragugume...

"A Noragugume la festa di sant'Antonio si festeggia il 16 gennaio il giorno in cui si accende il fuoco. La festa è organizzata un responsabile detto "priore". Una settimana prima della festa, il priore con i compaesani volontari, vanno in campagna  a tagliare la legna per questa occasione. Una volta tagliata viene caricata sui trattori e viene portata in paese. L' arrivo della legna in paese è un momento di festa e convivialità. Il cumulo di legna viene lasciato nel centro della piazza in attesa del giorno convenuto per l'accensione  e per dare via ai festeggiamenti che culminano con la cena offerta dal priore e aperta all'intera comunità"

Salvatore Meloni

A Norbello ...

"La prima festa dell'anno a Norbello inizia  con l'accensione del fuoco di Sant'Antonio Abate, chiamato "Sa Tuva" (il tronco di una vecchia quercia, cavo all'interno). E' organizzata dai ragazzi che in quell'anno compiranno 18 anni, un ruolo importante per i giovani perchè diventando maggiorenni raggiungono un traguardo considerevole. La festa, in realtà, inizia molti mesi prima perché i ragazzi di leva si riuniscono e cercano un "sòtziu" (un locale presso cui riunirsi) che aprono in autunno per trascorrere insieme i sabati. Inizia allora la ricerca del tronco cavo; dopo aver individuato "Sa Tuva" il 6 gennaio i componenti della leva, si recano in campagna e sradicano questo grande tronco. Durante il trasporto i giovani salgono sul grande tronco ma ciò non avviene causalmente: sulla "Tuva" si sale in ordine di nascita, dal capoleva al più piccolo. Il capoleva, assume un ruolo importante perché una volta fissato il tronco  "scala" la tuva e fissa una "pandela" (una bandiera con scritto l'anno della leva e tutti i partecipanti). Dal 6 gennaio al 16 i ragazzi continuano i preparativi della festa come per esempio procurare la legna, preparare i dolci e le degustazioni. Il 16 gennaio il sacerdote, poco prima della messa che si celebra nella chiesa di San Giovanni, benedisce la legna e i ragazzi organizzatori"

Andrea Pisu - Eleonora Atzeni

A Sedilo...

"La mattina del 16 Gennaio,  i bambini escono per le vie del paese a chiedere i papassini preparati appositamente per la festa di Sant'Antonio, pronunciando la frase "su tureddu meu ca mi narzo Antoneddu"  peri maschi, mentre le femmine recitano "sa fitta mia ca mi narzo Maria". Nel pomeriggio vengono accese le tuve nella piazza della Chiesa di Sant'Antonio, portate li dalle leve dei 18 anni, 25 anni e 50 anni. Dopo la benedizione del fuoco vengono messi all'asta i vari doni portati al Santo (sos prozettos) come ad esempio agnelli, dolci, formaggio e vino. Una settimana dopo viene celebrata l'ottava con gli stessi riti della festa."

Costantino Putzulu-Riccardo Meloni - Giovanni Andrea Pes -Salvatore Sotgiu

A Birori...

"... dopo l'estate verso settembre viene tagliata la legna e lasciata essiccare. In paese usiamo "SA TUVA". La festa consiste nel preparare il fuoco dove viene benedetto prima dell'accensione e come tradizione vengono cucinate le fave per tutta la popolazione"

Mauro Stara

A Macomer...

"A Macomer si accende sia "Sa Tuva" sia "Su Fogulone"; la prima viene accesa nel rione di "Santa Rughe"davanti alla Chiesa, mentre il secondo viene acceso in una piazza del rionedi "Santa Maria". La tradizione dell'accensione dei fuochi è legata alla leggenda di Sant'Antonio che, per portare il fuoco sulla Terra, andò all'Inferno, ingannò i diavoli e portò il fuoco sulla Terra grazie a un bastone cavo (rappresentato dal tronco cavo de "Sa Tuva") . Nella festa tutti i cittadini iniziano a incontrarsi principalmente all'ora dell'accensione del fuoco, che viene acceso verso le tre di sera e vengono poi benedetti dal prete. Dopo la benedizione inizia la festa vera e propria in cui i cittadini, vestiti principalmente con abiti vecchi per non rischiare di rovinare quegli nuovi con le scintille che provengono dal fuoco, si divertono, ballano a suon di organetto, cantano, bevono vino rosso e mangiano le caratteristiche fave con lardo in compagnia di amici e conoscenti"

Andrea Manca



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