La festività di Ognissanti

L'autunno desta nell'aria un'atmosfera ricca di fascino e di mistero. Le calde giornate estive sono oramai lontane ed hanno lasciato spazio alle sensazioni che si fondono nella segreta e silenziosa natura che inesorabilmente si avvia verso le tenebre dell'inverno.

Nel cuore dell'autunno si colloca una ricorrenza a noi cara: la Commemorazione dei Defunti. Essa ha origini antiche. Una celebrazione simile si tenne nel 998 ad opera di un abate benedettino di Cluny. Quell'anno, per la prima volta le campane dell'abbazia vennero fatte risuonare con rintocchi funebri proprio in memoria dei defunti. Tale pratica si diffuse presto nella Chiesa Cattolica e nel XV secolo essa divenne ufficiale con il nome di Anniversarium Omnium Animorum.

Tuttavia, la ricorrenza non è di natura esclusivamente religiosa; in essa si intrecciano credenze pagane e folkloristiche alle quali la Sardegna non è certo estranea. Oltre alle consuete pratiche di abbellimento dei cimiteri, di visite alle tombe dei defunti e di celebrazioni liturgiche a tema, la Sardegna mostra una serie di tradizioni comuni a numerose aree geografiche europee, legate sia al 2 di novembre che ai giorni immediatamente precedenti.

Per l'occasione le famiglie preparano i tipici dolci di sapa e miele della tradizione, nonché il classico dolce chiamato "papassino", ottenuto dalla lavorazione della farina, dello strutto, della frutta secca, delle uova ed infine ricoperto di glassa bianca e praline colorate o argentate. Novembre è il mese delle castagne, delle noci, delle mandorle, delle melagrane, dei mandarini e delle mele cotogne. I frutti genuini e tipici degli orti, dei cortili e delle campagne.

I dolci e le tipiche prelibatezze novembrine andranno in dono ai bambini, i quali, con la pratica della questua, vanno di casa in casa fin dal 31 di ottobre e per i giorni successivi percorrono le vie dei paesi con un sacchetto sulle spalle, passando di casa in casa, ricevendo dolci, frutta fresca di stagione (melegrane, mele cotogne, arance), frutta secca e talvolta qualche soldino. Tale sacchetto, o "bisaccia", è di solito costituito da una vecchia federa di cuscino che finisce spesso deteriorata dal succo di melagrana impossibile da smacchiare.

Le denominazioni date a questo importante appuntamento di inizio novembre sono diverse e dai nomi fantasiosi : in Campidano viene chiamato "Is animeddas", nella Barbagia di Seui "Su Prugadoriu", nel Montiferro "Su pane 'e su toccu", nel Nuorese e nel Marghine "Su mortu mortu", in Baronia e a Dorgali "Su peti coccone", in Gallura "Li molti molti".

Nonostante le diverse definizioni la tradizione era abbastanza simile in tutto il territorio dell'Isola.

In diversi paesi della Sardegna tale usanza, anziché per Ognissanti, si concretizza il 31 di Dicembre in occasione del Capodanno. Giova notare comunque che essa avviene sempre in occasione di un capodanno: il 31 di Ottobre si celebra il capodanno celtico mentre il 31 di dicembre quello gregoriano.

Imbandire la tavola per i defunti è una tradizione pagana ancora viva in molti paesi della Sardegna. Nasce dalla credenza che ogni anno, durante la ricorrenza dei morti, questi tornassero nelle proprie case a banchettare. E' importante lasciare loro qualcosa da mangiare, il pane, la pastasciutta, l'acqua, il vino il caffè ed i dolci tipici. Si imbandisce con alimenti che i defunti, quando erano in vita, amavano in particolar modo. Diversamente, se fossero tornati a casa e non avessero trovato nulla, si sarebbero potuti vendicare.

E' inoltre usanza eliminare dalla tavola apparecchiata le posate appuntite, per evitare che le anime meno benevole potessero ritorcersi contro le persone della casa.


Sa Chena 'e sos Mortos - Su Pane 'e Toccu
Sa Chena 'e sos Mortos - Su Pane 'e Toccu

Ma perchè Ognissanti cade proprio il 1° Novembre?

Come spesso accadde nel corso della storia della Chiesa, la religione cristiana prese le mosse da riti pagani già esistenti. È più che probabile infatti che il primo novembre fu scelto proprio perché in quella data si celebravano già altre feste pagane che accoglievano il letargo della natura e l'arrivo della stagione fredda ed in qualche modo, la Chiesa doveva rimarcare la sua presenza.

Si ipotizza un legame con la celebrazione celtica di Samhain legata alla fine dell'estate, che sarebbe anche all'origine dell'ormai noto e spesso ingiustamente "americanizzato" Halloween. Forse non tutti sanno che la festa di Halloween non nasce in America ma ha origini antichissime rintracciabili in Irlanda[1], quando la verde Erin era dominata dai Celti. Halloween corrisponde infatti a Samhain, il capodanno celtico. Il suo nome è infatti formato dall'unione delle paroleAll (tutti) Hallow (santi) Eve (vigilia), ossia "la vigilia di tutti santi"

Dall'Irlanda, la tradizione è stata poi esportata negli Stati Uniti dagli emigranti, che, spinti dalla terribile carestia dell'800, si diressero numerosi nella nuova terra.

Erano queste le Notti delle Calende d'Inverno, notti durante le quali I Celti credevano che alla vigilia di ogni nuovo anno, cioè il 31 ottobre, Samhain chiamasse a sé tutti gli spiriti dei morti e che le forze degli spiriti potessero unirsi al mondo dei viventi, provocando in questo modo il dissolvimento temporaneo delle leggi del tempo e dello spazio e facendo sì che l'aldilà si fondesse con il mondo dei vivi e permettendo agli spiriti erranti di vagare indisturbati sulla Terra.

Samhain era, dunque, una celebrazione che univa la paura della morte e degli spiriti all'allegria dei festeggiamenti per la fine del vecchio anno. Durante la notte del 31 ottobre si tenevano dei raduni nei boschi e sulle colline per la cerimonia dell'accensione del Fuoco Sacro e venivano effettuati sacrifici animali. Vestiti con maschere grottesche, i Celti tornavano al villaggio, facendosi luce con lanterne costituite da cipolle intagliate al cui interno erano poste le braci del Fuoco Sacro. Dopo questi riti i Celti festeggiavano per 3 giorni, mascherandosi con le pelli degli animali uccisi per spaventare gli spiriti.

In Irlanda si diffuse l'usanza di accendere torce e fiaccole fuori dagli usci e di lasciare cibo e latte per le anime dei defunti che avrebbero reso visita ai propri familiari, affinché potessero rifocillarsi e decidessero di non fare scherzi ai viventi. Non è difficile individuare in questo ultimo elemento, il sincretismo culturale con la Sardegna, una convergenza di culture apparentemente diverse e geograficamente lontane.

La successiva evangelizzazione delle Isole Britanniche portò con sé un nuovo concetto della vita, molto distante da quello celtico e durante tale periodo la Chiesa tentò di sradicare i culti pagani, ma non sempre vi riuscì. Halloween non fu completamente cancellata, ma fu in qualche modo cristianizzata, tramite l'istituzione del giorno di Ognissanti il 1° Novembre e, in seguito, della commemorazione dei defunti il 2 Novembre.

La Tradizione

Ad Abbasanta ...

"La commemorazione dei defunti nel mio paese ad Abbasanta, avviene in modo semplice. Come in tutti i paesi della Sardegna. in cimitero vengono celebrate le messe in ricordo dei defunti, si addobbano le tombe con fiori ed i lumicini e preghiera. La tradizione vuole che per questa ricorrenza, in onore dei santi e di tutti i morti si preparino i papassini. Sono dei dolci tipici di forma romboidale, preparati con farina, strutto, zucchero ,lievito, buccia di arancia grattugiata e uva passa. Ad Abbasanta la questua de "su mortu mortu" non è prevista però ho sentito dire dalle persone più anziane del mio paese che la notte di Ognissanti a cavallo con la festività dei defunti si è apparecchiava la tavola e si lasciava per le anime tutta la notte fino all'indomani mattina.

Era una ricca tavola di pietanze dal primo al secondo e ad arrivare fino al dolce. Si lasciava anche un lume acceso in modo che le anime dei nostri cari defunti potessero mangiare e godere della luce"

Gabriele Cau

A Pozzomaggiore...

"Qualche giorno prima si usa andare in cimitero a pulire le tombe dei propri defunti e ornarle con i fiori. Il pomeriggio del 31 ottobre che i bambini escono mascherati e vanno per le case chiedendo dolcetti e pronunciando la frase "a faghere bene a sor mortoso". La sera del 1 Novembre è tradizione preparare la "tavola dei morti" in sardo detta "sa banca de so mortoso"; la mia bisnonna mi diceva che i nostri parenti defunti, in quell'occasione, sarebbero venuti a trovarci, e avrebbero trovato la tavola imbandita di ogni pietanza di cui erano ghiotti quando erano in vita. Nel tavolo si trova pasta, lasagne,pesce, dolci secchi, l'acqua, vino, birra e altre bevande, pane, caffè, dolci fatti in casa, i papassini. E' usanza mettere anche il cioccolato, le sigarette e sigari, un bicchiere di latte per i più piccoli. Le posate non vengono messe a tavola perché le anime si potrebbero far male. Naturalmente le pietanze poi verranno mangiate dai vivi il giorno dopo."

Edvige Angius

  A Noragugume ...

"A Noragugume il primo e il due novembre, così come nel resto dell'Isola,si commemorano i defunti. Si va in cimitero e si portano i fiori nelle tombe dei propri cari, si celebra la messa in cimitero e benedice le tombe dei defunti. Nel mio paese, come in altre realtà, la sera del primo di Novembre, dopo cena si prepara nuovamente la tavola e viene imbandita di ottime pietanze per i nostri cari che non ci sono più. Gli anziani del paese dicono che, le anime che quella notte tornano nelle loro case, vengono consolati e saziati dall' odore del cibo che c'è in tavola. Quando si apparecchia non bisogna mettere forchette e coltelli perché dicono che le anime potrebbero pungersi. Gli anziani dicono che a tavola si devono mettere gli spaghetti, al centro del tavolo bisogna lasciare un lume acceso così quando arrivano trovano la luce. Il giorno seguente quello che è stato cucinato la sera prima viene consumato per pranzo senza lasciare nulla Il primo Novembre i bambini vanno nelle case a chiedere su mortu mortu riempendosi così le buste di dolciumi papassini e castagne 

 Salvatore Meloni


  A Bolotana ...

"Secondo la tradizione i defunti, per una notte vengono a fare visita alle case dove hanno vissuto prima di morire. Si lascia il tavolo apparecchiato di ottimi cibi e si organizza un posto a tavola per ogni parente defunto. Una settimana prima di Ognissanti si va in montagna a raccogliere la frutta secca come noci e nocciole per poi fare i papassini. I bambini vanno in giro di casa in casa con una zucca in mano chiedendo "su mortu mortu"

Alessio Saba




[1] Dall'Irlanda, la tradizione è stata poi esportata negli Stati Uniti dagli emigranti, che, spinti dalla terribile carestia dell'800, si diressero numerosi nella nuova terra.

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